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La nostalgia della “cucina di una volta”

Per molti, la tendenza delle porzioni risicate, ha reso antipatico il momento della scelta del ristorante. Dove sono finiti i locali che offrono il giusto

equilibrio tra quantità e qualità? Quelli dove la parola “porzione” non era sinonimo di “assaggio” e dove il prezzo era proporzionato a ciò che si riceveva? In passato, una trattoria o un’osteria garantivano un pasto abbondante e gustoso a un prezzo onesto, un’esperienza che oggi sembra sempre più rara, soprattutto nelle grandi città.

Qualità e quantità, una sfida possibile?

Non si tratta di demonizzare la Nouvelle Cuisine o l’alta ristorazione, l’innovazione e la ricerca sono fondamentali per far evolvere la cucina. Tuttavia, è importante che la tradizione italiana non venga snaturata. I ristoratori dovrebbero trovare un equilibrio tra estetica, qualità e quantità, rispettando l’identità culinaria del nostro Paese.

La speranza è che il cliente medio non debba rinunciare alla soddisfazione di un buon piatto abbondante, senza dover sacrificare un mese di stipendio per un’esperienza che, pur visivamente bella, risulta povera dal punto di vista della sostanza. La vera sfida sarà riscoprire l’arte di servire cibo buono, generoso e accessibile, senza perdere il legame con le radici che fanno della cucina italiana una delle più amate al mondo.